Con le pinne, il fucile e gli occhiali….

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Giovedì pomeriggio, Manarola. Una giornata davvero bella..sicuramente ad oggi la più calda dell’estate. Un tuffo nel mare piatto e trasparente tanto da sembrare di essere in piscina, ma con l’acqua decisamente più calda, tanto che scendo subito verso il fondo alla ricerca del “taglio” per riuscire a rinfrescarmi davvero.

Intorno a me tantissimi bambini accompagnati dai loro genitori che si muovono chi con due, chi con un bracciolo soltanto, all’inseguimento di una piccola castagnola o di un’occhiatina.

Giusto appena più al largo un banco di acciughe mi viene incontro, sarà perché domani è il 29 giugno, giornata di S.Pietro, protettore della “gente di mare” e giornata che la tradizione popolare assegna come il giorno dell’acciuga per i Monterossini.

Bracciata dopo bracciata mi allontano di una cinquantina di metri quando scorgo sulla sinistra, appoggiato sul basso fondale, un vecchio fucile da apnea.

Subito non ci do peso, visto il modello penso a qualche “residuato” abbandonato in mare, quando mi accorgo che non solo è ben tenuto, ma soprattutto carico!

Mi giro e vedo un “locale” che si aggira intorno e capisco che in realtà il fucile è lì perché sta pescando!

In pieno pomeriggio, in mezzo a bagnanti e soprattutto bambini, all’interno di un area marina protetta!!!!

Non posso far a meno di fargli notare come la cosa sia vietata e per di più pericolosa!

Senza entrare in una discussione sull’impatto della pesca in apnea e sul fatto che debba o non debba essere ammessa all’intero delle aree marine protette. (per inciso sono favorevole alla pesca in apnea, ho amici pescasub e non pratico perché dotato di scarsa mira, sono tuttavia per un vincolo totale di chiusura a TUTTI i tipi di pesca all’interno delle AMP), vorrei sottolineare la scena comica che ne è scaturita: il personaggio in questione, inizialmente ha provato la via della giustificazione più banale “Non sto pescando” e alla mia successiva domanda “ma il fucile non è suo?” la ancor più patetica negazione, “no no, non è mio il fucile” salvo un recupero veloce al mio tentativo di impossessarmene vista la NON proprietà dichiarata, a cui si è succeduta una scena davvero surreale e comica: la minaccia nei miei confronti, brandendo il fucile carico in mano, intimandomi di levarmi di torno per non aver guai!

Insomma…un comportamento da vero signore!

La cosa che più mi sconcerta è che non è una novità, ma il perdurare di un comportamento difficile da far cambiare, soprattutto perché non è e non mai stato un episodio isolato, e che qui non si tratta di contestare una legge che non si reputa giusta, ma il comportamento pericoloso del pescare in mezzo ai bagnanti che va al di là di ogni rivendicazione.

Ma non solo, lo spregio delle regole in quanto appartenente alla comunità locale, dove il “quieto vivere” si trasforma spesso nell’ “omertà” di chi più “pacifico” non vuole mettersi contro quelli “più furbi”, limitandosi a scrollare la testa al passaggio di fucili e pesci occultati sotto asciugamani o capienti borse.
“il furbo del villaggio” non solo considera il mare come una sua proprietà, ma addirittura ne vanta un uso qual “riserva privata” è infatti poi il primo a chiamare “Ente Parco”, “vigili urbani”, “guardia costiera”, “carabinieri” se pensa che qualcuno stia violando la “sua proprietà”

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