Palombari della Marina Militare.

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Immagine tratta dal gruppo FB “Palombari della Marina Militare”.

Si è svolto il 30 novembre scorso, al Varignano (La Spezia) sede di Com.Sub.In, (il Raggruppamento Subacquei ed Incursori “Teseo Tesei”) la tradizionale cerimonia di “imbascamento” degli allievi che hanno inseguito, sognato e sudato per nove lunghi mesi, l’ambito brevetto di Palombaro della Marina Militare. 

Partiti in 29 nel gennaio scorso, solo in 5 sono riusciti nella dura impresa, segno che, come ha sottolineato anche dall’Ammiraglio di divisione Mario Caruso, “si vuole continuare a mantenere alti standard qualitativi rispetto alla necessità di colmare le lacune causate dai pensionamenti e dalle perdite di idoneità”.

 

Il momento dell’imbascamento. Con l’applicazione del patch e la pacca sulla spalla, il “rituale” della cerimonia.

Pochi di quelli che seguono questo blog sapranno che la prima Scuola Palombari venne istituita a Genova nel lontano 1849, precisamente il 24 Luglio, su proposta del Generale Della Bocca, allora Ministro della Guerra e della Marina del Regno di Sardegna e che quindi, alla nascita dello Stato Italiano (17 marzo 1861) e delle relative Forze Armate, la nostra Marina Militare possedeva già un nucleo subacqueo di elevata esperienza, anche se allora, scopo principale, era quello di recuperare le merci e quando possibile gli scafi affondati.

La scuola venne poi trasferita nel 1910 presso l’attuale sede, rimasta immutata se non nel periodo pre e post bellico.

 

Foto di gruppo, con il padrino del Corso Palombari, la M.O.V.M. Giannoni.

Oggi la Scuola Subacquei di Comsubin ha mantenuto le stesse tradizioni e la filosofia d’insegnamento dell’arte dell’immersione tramandatale dall’esperienza di questi 163 anni di storia che permette a fine corso ordinario di poter effettuare:

  • immersione in libera con Autorespiratore ad Aria (A.R.A. – 60 metri), Autorespiratore ad Ossigeno (A.R.O. – 12 metri), Autorespiratore a Miscela (A.R.M. – 54 metri);
  • immersione asservita dalla superficie mediante Apparato Normale per l’immersione (A.N. – 40 metri) e Palombaro leggero (60 metri);
  • condotta delle camere di decompressione (C.D. – 60 metri);
  • esecuzione di interventi basici di neutralizzazione ordigni rinvenuti in acqua (E.O.D. Sub – 60 metri)
  • condotta imbarcazioni entro le 12 miglia;
  • capacità di elirilascio tramite fast rope. 

A cui si aggiunge poi una lunga serie di specializzazioni ed abilitazioni successive.

Ma quali sono le prove da sostenere e che fanno selezione?

Sicuramente una buona parte di esse hanno a che fare con l’acquaticità, sia essa innata o appresa e sebbene su YouTube siano molti i video che riprendono in azione incursori e palombari, non tutti sono a conoscenza di quali realmente esse siano.

Ma grazie ad una serie di trafile burocratiche, dal prossimo 29 gennaio, data di ingresso dei nuovi aspiranti palombari, avrò la possibilità davvero unica di: seguirle, fotografarle, filmarle e dove possibile, provarle anche in prima persona per offrire così un punto di vista inusuale sulla formazione acquatica.

Un “regalo” di Natale anticipato da parte del Comsubin e dello Stato Maggiore della Marina Militare che spero di onorare al meglio.

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