Il capo-palombaro responsabile del corso ordinario di quest’anno appoggia il mento sulle mani che sorreggono un lungo bastone dal grosso diametro. Un ultimo controllo visivo all’allievo che si sta per immergere con l’ARO [autorespiratore ad ossigeno, n.d.r.] e lo vede scivolare sott’acqua silenziosamente come richiede questa macchina che fa della silenziosità e dell’occultamento la sua funzione principale. È un osservato speciale, già messo sul “chi vive”, l’allievo sa che per lui oggi non basta concludere l’esercitazione, ma deve essere perfetto, pena l’allontanamento dal corso.
Sul bastone diversi fili neri sono avvolti con tre giri e chiusi con un semplice nodo piano: ogni filo, un allievo che ha lasciato anticipatamente il corso.
A vederli così i fili sono tutti uguali: 10 cm di Paracord 3 mm. Ma ognuno racconta una storia differente. Fatta di scelte, opportunità, luoghi lontani, che per un certo periodo coincidono, collidono, si attraversano, per riprendere poi ognuna la propria strada.
“Fa parte del gioco”, ti dicono gli aspiranti palombari. Reggere infatti a questa logorante e continua tensione significa reggere in futuro a una buona parte dello stress dettato dall’incertezza che caratterizza questo lavoro, fatto di momenti concitati, veloci e inaspettati e di lunghi periodi di attesa.
E tanto più si fa parte di un’elitè, tanto più la selezione è spietata. È un fattore che ogni allievo tiene ben presente sin dal primo giorno in cui varca i cancelli del Varignano e che lo accompagnerà ogni singola mattina per tutte le 44 settimane del corso.
E qui ripetere il corso non è sintomo di “zuccone” e se a scuola spesso si finisce un po’ “ghettizzati”, qui l’ “anziano” ha il suo spazio, perché possiede quel know-how a cui attingere e fare riferimento.
Perché l’esclusione, come abbiamo già detto, non è frutto solo di mancanza di interesse, applicazione o svogliatezza, quella infatti porta ad abbandonare sin dai primi giorni, non appena si scende nel cubo di vetro dall’acqua gelata della vasca Panerai o si affrontano le tenebre nella prima notturna. Non c’è scampo.
L’esclusione talvolta viene invece dettata da un’influenza che non vuole andarsene, da una caviglia mal appoggiata durante la corsa mattutina, da un’otite presa per un colpo di vento al rientro da una esercitazione notturna. Basta infatti qualche giorno di esenzione che saltano determinati automatismi difficili da recuperare e avere quindi il tempo risicato per tentare soltanto una sola volta, senza appello, il test. Sia esso il compito scritto o una prova acquatica. Già, il tempo. È una risorsa preziosa che manca, sempre.
Così, appunto, il “ripetente” non è altro che colui che ha deciso che quello è il suo mestiere e che null’altro vuole fare, soprattutto rientrare sulle “grigie” [le navi della marina militare, n.d.r.] ed è da ammirare la sua voglia di rincominciare di nuovo, ben sapendo quanto sia lungo e difficile il percorso.
E nelle camerate si fa “gruppo”, si ascolta, si seguono i consigli, ci si cura collettivamente con una sorta di psicosi da malato immaginario, si leggono tanto i bugiardini di medicinali quanto il capitolo sulle “sciabiche” e le normative, si presta attenzione ad ogni cosa pur di combattere la sfortuna.
Tanto che alla fine si crea una grande famiglia, poiché con gente estranea, unita per caso dal destino e da un’unica comune passione, si passerà più tempo che con la propria famiglia o la propria compagna. 24 ore su 24 e talvolta anche i fine settimana. Come fratelli.
Certo, più il gruppo è vasto e maggiori saranno i sottogruppi, perché alla fine, oltre alla professione, c’è una serie di passioni personali che possono far entrare in maggiore sintonia con altri. E così possono nascere gruppi come i “palombari on the road”, quelli per cui il w-end è fatto di trasferte in città lontane e alla moda, mescolandosi nello “struscio” ai vip che le frequentano, altri che rispolverano una macchina fotografica tenuta da tempo in un cassetto e la voglia di fare foto scambiandosi consigli e trucchi.
L’allievo ha finito, risale affaticato, si tira a bordo e passa l’attrezzatura al collega. Osserva l’istruttore che annota i tempi, i consumi e il voto parziale. Non un’espressione, non un cenno. Saprà solo questa sera se farà ancora parte della famiglia o si dovrà aggiungere un nuovo cordino al bastone.
È per questo che ogni cordino è diverso dall’altro.