L’addestramento degli astronauti passa anche per la piscina. Da Samantha Cristoforetti a Palmitano si addestrano nella NBL di Colonia (Germania).
“Ma si, si! Non è difficile, dacci un occhio in rete”. Dall’altra parte della cornetta mio fratello che mi spiega in che cosa consiste il lavoro che gli è stato assegnato oggi. Ho capito solo che ha a che fare con la ISS e ancora non ho capito né se ci si attacca o se serve per arrivarci. Comunque, metto dentro Google un po’ di parole “a caso”, e nella ricerca di immagini, ecco che mi spunta un’immagine subacquea. (l’algoritmo interno di google mi indirizza ugualmente, anche quando si parla di spazio, là dove c’è acqua).
È la NBL, Neutral Buoyancy Laboratory, ovvero il laboratorio di galleggiamento neutro, situato nel Sonny Carter Training Facility, vicino al Johnson Space Center, a Houston, USA.
Un’immensa piscina di 62 metri di lunghezza, 31 metri di larghezza,12,5 metri di profondità, con una capacità di 23,5 milioni di litri d’acqua.
Insomma, una piscina tanto grande da poter contenere…una stazione spaziale!
E infatti dentro ci sono i moduli dove gli astronauti testano gli equipaggiamenti e simulano le EVA (Extra Vehicular Activity) insomma, tutte quelle attività che avvengono fuori dal modulo della stazione spaziale.
La simulazione acquatica, sebbene non riproduce totalmente l’assenza di gravità e le sensazioni che si provano (per quelle infatti ci sono i voli parabolici per capire cosa succede quando si sta “lassù”) aiuta molto nella percezione delle difficoltà e nel prendere contatto con questi “scafandri spaziali” che ricordano molto gli ADS che scendono negli abissi.
Mentre fantastico sulla possibilità, magari finita questa bella esperienza che sto facendo con i palombari del Comsubin, di mandare due righe per poter visitare e scrivere su queste attività…
ecco che nella didascalia leggo che, dentro uno dei due “scafandri”, c’è la “nostra” Samantha Cristoforetti.
La nostra prima astronauta donna! E subito penso che per lei, che ha dimestichezza con le immersioni e con l’apnea profonda, benché sia un’attività estremamente faticosa sia per il dispendio fisico (sono immersioni di 4-5 ore) che psichico, in fondo in fondo…sono sicuro che si diverta anche!
“Sam” dovevo intervistarla qualche anno fa, allora facevo ancora l’aspirante medico, e la telefonata concordata e pianificata attraverso l’ufficio stampa dell’ESA, attraverso un iter non semplicissimo, era caduta proprio nella giornata in cui dovevo andare ad assistere in sala operatoria ad un intervento chirurgico!
Nulla…ci sentimmo per un veloce scambio di battute, ma nulla di più! Non ci fu tempo di riprogrammare, la rivista chiuse da lì a qualche mese…
Peccato! Perché, accortomi di questo bellissimo parallelismo tra gli abissi e lo spazio, non solo nel concetto stesso di esplorazione, ma proprio per la parte subacquea che svolgono gli astronauti nel loro iter formativo, nonché la passione di molti di loro, (anche Parmitano) che praticano la subacquea nel tempo libero, ero riuscito ad incuriosire il direttore che mi aveva lasciato ampio spazio, riuscimmo purtroppo solo ad ospitare l’intervista al dott. Filippo Ongaro sul parallelismo di una corretta alimentazione nei due campi.