Perché nasco prima “Eroico” che ciclista…

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Le due ruote portano con sé ricordi sbiaditi che si perdono nella memoria, immagini che scorrono veloci come quando ci si butta in discesa con il vento in faccia.

La bicicletta sono le ginocchia sbucciate e le chiappe abrase sull’asfalto ruvido. È il pane e olio mangiato con le mani sporche di grasso mentre si tenta di aggiustare una catena. È l’equilibrio che si impara come il volo impazzito di un moscone. È una camera d’aria insaponata in una bacinella di acqua. È la polvere che si respira nelle strade non asfaltate. È la macchia di fango schizzata nella schiena sulla maglia bianca. È la molletta da bucato dimenticata sul pantalone. È una fontanella dall’acqua ghiacciata nella quale bagnarsi la testa nelle afose giornate estive dove si muove solo il grano e si sente il frinire delle cicale.

Il bello della bicicletta? È che azzera le distanze, fa simpatia, forse perché è l’emblema di come dovrebbe essere vissuta sempre la vita, con il cuore in gola e il sole sulla faccia.

Per questo nasco prima “Eroico” che ciclista.

Ed è a Gaiole che finalmente ho trovato quello che pensavo che da qualche parte esistesse, una Microavventura dedicata al ciclismo.

Per affrontare le colline del Chianti, in percorsi variabili per capacità di gamba e di mezzo, c’è un evento elaborato affinché non si possa trasformare in una competizione, se non nella stravaganza, nella moda, in quell’essere dandy che per una volta viene non solo accettato ma fotografato ed applaudito.

Si parte ad un orario consigliato ma libero, senza veri e propri cancelli orari, senza cronometri, con solo un libretto dove farsi stampare il passaggio ai punti di controllo ed anche l’arrivo è lento e superato lo striscione, ci vuole un po’ per avere l’ultimo agognato timbro e la medaglia.

L’Eroica è un inno alla bicicletta lenta, dove di eroico c’è solo la voglia di preservare il fascino delle strade bianche e di scoprire un territorio lentamente con la lingua di fuori, il cuore in gola e il respiro trattenuto per l’emozione della natura tra colline e cipressi con lo sguardo che segue i filari di vite sin verso l’infinito e forse, l’unica vera sfida, con gli amici o ancora con sé stessi è quella di non mettere mai piede in terra lungo le impegnative ed ardue salite.

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