Fino all’Ultimo Respiro (del pesce).

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DSC_7721 (2)Durante il tuo ultimo snorkeling ti sarai imbattuto in diversi esemplari di pesci, più o meno colorati, di taglie differenti, alcuni più “sfrontati” che sono stati fermi e incuriositi quel tanto che bastava per fotografarli, altri invece così diffidenti che si sono affacciati soltanto dalla loro tana per poi sparire nuovamente sotto qualche roccia o fenditura.

Ebbene, hai mai pensato che potrebbe essere l’ultima volta che hai visto quell’esemplare di una di quelle specie?

Non è l’incipit di una sceneggiatura per un film catastrofico, ma quello che sta lentamente succedendo nei nostri mari.

In pochi sanno infatti che il 27 settembre è il 270simo giorno dell’anno, mancano 95 giorni al 31 dicembre, quasi nessuno sa che quest’anno è stato l’Earth Overshoot Day, in pratica la Terra ha raggiunto il limite annuale: da qui in avanti consumerà più risorse di quelle che è in grado di produrle. Inevitabilmente si va quindi ad incidere sulle riserve, dall’aria al territorio passando soprattutto al mare. E ogni anno questa data cade sempre prima.

Ma sono gli Oceani che subiscono il maggior impatto: scarico di rifiuti, perforazioni petrolifere, pesca intensiva, vanno ad incidere in maniera irreversibile sulla biodiversità.

Perché parlarne anche su un blog di apnea, snorkeling? Proprio perché voi, come me, amate il mare e i suoi abitanti e perché soprattutto, con questo tipo di politica della pesca, la situazione nei prossimi anni diventerà drammatica: nel 2022, ovvero tra solo dieci anni, dei 136 stock di pesci, solo 8 sarà possibile pescarli in maniera sostenibile.

Perché non ci accorgiamo di questa situazione? Perché sulle nostre tavole continua ad essere presente il pesce senza sapere che ciò è possibile perché le moderne barche sono sempre più grandi, hanno il sonar per individuare i banchi, pescano in acque sempre più lontane e sempre più profonde e la tracciabilità del pescato non è chiara: un mare di numeri per indicare la zona di provenienza.
Ma se noi andassimo a controllare scopriremmo che il “Condimento Mediterraneo” di una nota società è in realtà un melting pot globale: cozze cilene, gamberi indiani, scampi norvegesi…e dove di Mediterraneo c’è solo la zona di vendita.

01La scarsa informazione dell’opinione pubblica è anche il principale problema in sede Europea, dove l’anno prossimo la Commissione sulla Pesca dovrà confrontarsi sulle percentuali degli stock, decidere in pratica quanto e dove determinati Paesi potranno pescare.

Il rischio è che i produttori, il cui profitto economico di questo settore è davvero imponente, basti pensare che si colloca tra Coca Cola e Google, spingano, non osteggiati dall’opinione pubblica, attualmente all’oscuro (l’88% degli europei pensa che il pesce sulle sue tavole sia pescato in maniera sostenibile) ad un ritocco verso l’altro, soprattutto vista la crisi economica globale.

Cosa dobbiamo fare affinché i pesci che ancora ora possiamo vedere nel nostro mare continuino a riprodursi e magari incrementare il loro numero e affinché l’osservazione di una cernia torni ad essere una cosa normale e non eccezionale? Bisogna quindi preoccuparci che il pesce sulla nostra tavola provenga da una filiera corta, maggiore varietà nel consumo che privilegi le specie non in pericolo di estinzione e il rispetto della stagionalità uno sloow food non solo come un tipo di cucina d’elite ma come uno stile di vita.

images(un lavoro nato durante il workshop “Journalism Conference on European Fisheries” di Dublino 27-29 Settembre).

Testo: Leonardo D'Imporzano.
Fotografie: Copyright © Alberto Balbi, Antonio Colacino. Leonardo D'Imporzano.

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