La conoscete quella storia/barzelletta che velisti e naviganti si raccontano da anni sulla portaerei americana che “minaccia” con la propria imponenza di armamenti e dimensioni quella piccola nave che sta incrociando sulla sua rotta e di cui vedono solo un piccolo fascio luminoso, salvo scoprire che in realtà è un isola e che invece di parlare con dei pescatori stanno parlando con il radarista di turno sul faro?
Ecco, ieri sera quello che è successo alla Costa Crociere e alla sua ammiraglia, la Concordia, ha qualcosa di più incredibile ancora, che se non avesse portato con sé morti e feriti sarebbe stata una barzelletta ancor più divertente. In piena velocità di crociera: 20 nodi, e ben 7 miglia fuori rotta, (che per chi non si intendesse di miglia e di mare è come pensare di essere in Piazza Duomo a Milano e trovarsi invece nella piazza centrale di Rho) entra in collisione con l’Isola del Giglio. Si…con l’isola del Giglio…che si che è un’isola assai piccola dell’arcipelago toscano, ma insomma…radar e gps, ma anche la classica e banale “navigazione a vista” visto che ieri notte c’era ancora una luna abbastanza grande in cielo e il mare era calmo come raramente è in questa stagione, sarebbero bastate per evitare quella che sa tanto di assurdo!
Le secche di Punta Giabbianara sono conosciute anche da chi non va per mare e anch’io che non mi sono ancora immerso in quel tratto di mare, ne ho dovuto parlare in un articolo sulla pesca della tanute.
Di fronte alle immagini che trasmettono alla televisione, con le classiche banalità tra domande ovvie (“ha avuto paura?”, “cosa è successo?”, “come si sente?”), in attesa di sapere chi sarà l’ultimo della lista su cui far ricadere la colpa, ci si interroga sul pressapochismo che regna ormai sul mare.